Progetto Comunità S.EGIDIO - 2018/2019
Prima i bambini!
I migranti, e i rischi che corrono cercando di raggiungere l’Europa, ci interpellano con il loro carico di sofferenza e il loro desiderio di una vita pacifica.
Per rispondere alle tante vittime e ai rischi che corrono i migranti che attraversano il progetto della Comunità di S.Egidio, qui presentato, vuole predisporre per il 2018/2019 un piano di accoglienza e integrazione per i minori profughi che giungeranno in Italia e le loro famiglie, attraverso i Corridoi Umanitari dal Libano e dall’Etiopia. Il protocollo è stato rinnovato il
Migrazione e integrazione: partiamo dai bambini
Fatah (il nome è di fantasia), 8 anni, è una piccola profuga siriana. È arrivata in Italia ad aprile, da Lesbo, insieme a Papa Francesco e grazie alla Comunità di Sant’Egidio. A Roma, inizia subito ad andare scuola avviando quella sana routine della pace, che tanto aiuta i bambini ad uscire dall’incubo della guerra. In quei primi giorni Fatah fa dei disegni: case distrutte, bombe. Non ci sono persone nei suoi disegni di bambina, ma una grande croce nera tracciata sopra la casa. La sua casa, che ora non c’è più. Non bisogna essere psicologi per capire il trauma vissuto da questi bambini. Arriva però il giorno dell’invito a pranzo da Papa Francesco. Il regalo, che il Papa gradirà molto, sono proprio i disegni dei bambini. Iniziamo a raccoglierli, anche quelli dei primi giorni. Ma Fatah, i suoi, non li riconosce: "no, non li ho fatti io!". Ne fa di nuovi: case, fiori, mamma, papà, amici, scompare il nero e guadagnano spazio il giallo, il verde, il rosso. Sono passati mesi, il trauma non è certo superato, ma è una sorpresa vedere quanta vita Fatah abbia recuperato in così poco tempo: in pochi mesi ha imparato ad esprimersi nella nostra lingua. Fatah ha parlato con il Papa in Italiano!
Said (altro nome di fantasia), arrivato attraverso i Corridoi Umanitari, quando ha saputo che era ospite a pranzo dal Papa ha voluto fare un disegno. Non ha disegnato la guerra, o la sua casa vicino a Hasakè, zona prima controllata da DAESH e ora liberata. Said ha raffigurato due persone nell’acqua. È quello che ha visto attorno a sé nei momenti drammatici del salvataggio in mare sulle coste greche. 12 anni, una storia terribile, ma cosa dire al Papa: la guerra? Le bombe? No. Scolpite nella sua memoria, per sempre, ci sono due persone immerse nell’acqua che rischiano la vita nel mare Mediterraneo.
Mare Mediterraneo che è divenuto un muro. Un muro naturale, un muro d’acqua, imprevedibile, che inghiotte uomini, donne, bambini. È considerata la frontiera più pericolosa del mondo. Solo nel 2016 sono morte più di 5.000 persone: una persona ogni 42 che hanno tentato la traversata ha perso la vita, quest’anno una ogni 52. Questo dato rappresenta il più alto tasso di mortalità mai registrato. Numeri che fanno riflettere soprattutto in considerazione dello sforzo di salvataggio messo in campo da tutta l’Unione Europea e in primis dall’Italia
Per provare ad abbattere questo muro,
I Corridoi Umanitari
Per trovare nuovi modelli di intervento e rispondere ai rischi che corrono i migranti,
Il
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NUOVI CORRIDOI: il modello dei Corridoi Umanitari ha mostrato la sua efficacia e si sta allargando ad altri beneficiari e in altri Paesi UE. Uno degli obiettivi del progetto dei Corridoi Umanitari, infatti, era dimostrare l’efficacia del modello e, quindi, proporne l’ampliamento e la replicabilità. Per questo uno dei risultati raggiunti è stata l’apertura di nuovi Corridoi, questa volta dall’Etiopia: il
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A fine novembre 2017 è stato sottoscritto un accordo per l’apertura di Corridoi Umanitari anche in Belgio, tra lo Stato,
Come dimostrano le sottoscrizioni di questi accordi,