Calendario per l'Italia 2008

MEDIAFRIENDS ONLUS e FOCUS sostengono il progetto per il recupero del verde del Parco di Villa Gregoriana attraverso la realizzazione e la vendita del "Calendario per l'Italia 2008".

Il "Calendario per l'Italia 2008" è disponibile presso le edicole, in allegato al numero di novembre della rivista Focus al costo aggiuntivo di 5,90 Euro.

I fondi raccolti attraverso la vendita del calendario, saranno destinati a salvare la diversa bellezza di Villa Gregoriana a Tivoli, una bellezza non minore, ma meno appariscente, non segreta, ma meno a portata di mano, non perduta, ma solo appannata, che il FAI deroga da una strategia rassicurante, che lo vuole attivo solo in beni di sua proprietà, si attiva per restituire agli italiani quello che per lungo tempo è stato il manifesto della bellezza della loro Italia, bellezza frutto della necessità e dell'ingegno.

E' un'iniziativa Mediafriends Onlus.

Gennaio 2008

VILLA E COLLEZIONE PANZA, VARESE
Foto di A. Fumagalli

Villa Panza fu costruita nella metà del XVIII secolo e ampliata in epoca neoclassica dall'architetto Luigi Canonica. Appartenuta a nobili famiglie lombarde (Menafoglio, Litta Arese Borromeo), trova la sua massima espressione grazie all'intervento dell'ultimo proprietario, il conte Giuseppe Panza di Biumo. Grande collezionista d'arte contemporanea, a partire dagli anni '50 del Novecento, Panza iniziò a raccogliere nella Villa opere di straordinario interesse, esponendole con cura nei locali settecenteschi in felice accordo con i ricchi arredi e le preziose raccolte d'arte africana e precolombiana. Incantevole cornice della Villa è il vasto parco che la circonda: più di 33.000 metri quadrati di verde che dominano la città e la corona alpina. L'originaria impostazione geometrica "all'italiana" del giardino è stata addolcita nell'Ottocento secondo il modello "all'inglese", creando così quell'atmosfera romantica tanto cara ai paesaggisti del XIX secolo.

INFORMAZIONI E PRENOTAZIONI
Villa e Collezione Panza - Piazza Litta, 1 - Varese
Tel. 0332 283960 | Fax 0332 498315 | E-mail: faibiumo@fondoambiente.it

Febbraio 2008

GIARDINO DELLA KOLYMBETRA, AGRIGENTO
Foto Archivio FAI

Autentico gioiello archeologico e agricolo della Valle dei Templi, tornato allo splendore dopo decenni di abbandono, il Giardino della Kolymbetra è un luogo straordinario per la magnificenza della natura e per la ricchezza dei reperti archeologici che ancora vengono alla luce. Si sviluppa all'interno della Valle dei Templi per circa cinque ettari, entro pareti di tufo che ne costituiscono il perimetro naturale, e si colloca tra il tempio di Castore e Polluce e quello di Vulcano. Molteplici sono le specie di piante che custodisce, alcune delle quali non più coltivate al giorno d'oggi. Le origini del Giardino risalgono all'epoca in cui i greci colonizzarono la Sicilia (500 a.C) e la sua storia è legata allo sviluppo dell'antica città di Akragas, che sorgeva sulla piana della rupe Atenea. Diodoro Siculo narra che il tiranno Terone affidò all'architetto Feace il compito di progettare un sistema idrico per approvvigionare la città: grazie al nuovo sistema di canalizzazione i greci akragantini riuscirono a trasformare l'arida terra siciliana in un fiorente giardino ricco di piante mediterranee. Gli antichi ipogei (o acquedotti Feaci), dai quali ancora sgorgano limpide acque utilizzate per l'irrigazione, sono oggi tra i pochi esplorabili nella Valle dei Templi e risalgono al V sec. a.C., quando alimentavano l'antica piscina (Kolymbetra). Negli ultimi decenni del Novecento, a causa della mancanza d'acqua, la Kolymbetra cadde in abbandono sino all'intervento del Fondo per l'Ambiente Italiano. Il Giardino è stato affidato in concessione dalla Regione Siciliana al FAI, che ha provveduto al recupero paesaggistico, restituendo al pubblico un'importante testimonianza storicoartistica e naturalistica della nostra civiltà.

INFORMAZIONI E PRENOTAZIONI
Valle dei Templi - Agrigento
Tel. 335 1229042 | E-mail: faikolymbetra@fondoambiente.it

Marzo 2008

CASTELLO DI MASINO CARAVINO, TORINO
Foto di G. Majno

Residenza per dieci secoli dei conti Valperga, il Castello di Masino è immerso in un immenso parco all'inglese che domina la pianura del Canavese. Gli allestimenti degli oltre trenta ambienti monumentali del Castello sono frutto di secolari stratificazioni del mutamento del gusto dell'arredo. I saloni affrescati e riccamente arredati tra Seicento e Settecento, le camere per gli ambasciatori, gli appartati salotti e l'appartamento di Madama Reale (approntato da Carlo Francesco I di Masino per Maria Giovanna Battista di Savoia che fu spesso ospite al Castello), narrano le vicende di una famiglia che fu protagonista della storia piemontese e italiana. Tra le sale più affascinanti vi è indubbiamente il salone da ballo: fra le ampie finestre, che armonicamente mettono in relazione l'esterno con l'ambiente interno, le pareti sono affrescate illusionisticamente con quinte teatrali che si aprono su paesaggi arcadici settecenteschi, sovrastati nella cupola da sfondati architettonici. Anche il salotto rosso, con i suoi damaschi, la collezione di miniature, i ritratti seicenteschi di ?belle donne? nelle splendide cornici ovali, le comode poltrone dai velluti intrisi di fuliggine intorno al tavolino in stile, le pompose consoles e le belle porcellane, è un chiaro esempio dell'atmosfera trovata e conservata dal FAI a Masino. Nel vicino Palazzo delle Carrozze si può ammirare la ricca collezione di carrozze del XVIII e XIX secolo.

 INFORMAZIONI E PRENOTAZIONI
Castello di Masino - Caravino - Torino
Tel. 0125 778100 | Fax 0125 778551 | E-mail: faimasino@fondoambiente.it

Aprile 2008

PARCO DI VILLA GREGORIANA, TIVOLI - ROMA
Foto di T. Bonaventura

A due passi da Roma, tra suggestive radure e antichità romane, si ritrova l?ideale di bellezza italiana romantica e terribile: Villa Gregoriana è un intrico di sentieri che attraversano un folto bosco, passando accanto a baratri vertiginosi, rocce e scoscesi dirupi. Lungo il percorso si incontrano le naturali grotte di Nettuno e delle Sirene che presentano uno straordinario succedersi di voragini e cascatelle. Di notevole bellezza è la Grande Cascata, con la sua turbinosa massa d?acqua che sembra precipitare sulla testa di chi guarda: un paesaggio maestoso di cui è possibile godere passeggiando nella tranquillità del luogo. Può un evento nefasto dare origine a un esempio di armonica coesistenza tra bellezza della natura e intervento dell?uomo? Di certo è quello che accadde con la creazione di Villa Gregoriana. È il 1835 quando, dopo l?ennesimo straripamento del fiume Aniene, per volontà di papa Gregorio XVI viene decisa la sistemazione del letto del fiume e la trasformazione di un luogo suggestivo, ma pericoloso, in un modello di integrazione tra natura ed estro artistico. Il progetto prevede il traforo del Monte Catillo, per deviare il fiume e preservare il centro abitato di Tivoli, e la costruzione di uno straordinario giardino naturale dominato dall?acropoli: un paesaggio di grande fascino fra pareti scoscese, grotte e anfratti, arricchito da resti archeologici e da nuove essenze vegetali. Da allora, l?eccezionalità dell?opera e il fascino straordinariodel luogo portarono sovrani di ogni regno, viaggiatori, poeti e artisti a Tivoli per visitare l?audace opera del Papa. Sul finire del ?900, il degrado e lo stato di progressivo abbandono determinano la necessità di un intervento che salvaguardi il Parco e la sua storia. Nel 2002 il sito viene affidato dall?Agenzia del Demanio al FAI, che restituisce Villa Gregoriana al pubblico dopo una imponente opera di recupero paesaggistico.

INFORMAZIONI E PRENOTAZIONI
Parco di Villa Gregoriana, Tivoli - Roma
Tel. 06 39967701 | www.pierreci.it

Maggio 2008

CASTELLO DELLA MANTA, MANTA - CUNEO
Foto di G. Majno

Sulle colline della provincia di Cuneo, in vista del gruppo del Monviso, si trova il Castello della Manta, frutto di numerose aggregazioni che si sono aggiunte all'originario nucleo fortilizio del XIII secolo. É all'inizio del Quattrocento che il Castello inizia ad assumere l'aspetto attuale e, grazie all'opera della nobile famiglia dei Saluzzo della Manta, si trasforma gradualmente da castello medievale in palazzo signorile. All'interno si susseguono diversi ambienti prestigiosi, ma è il Salone baronale che merita una visita particolarmente attenta per il ciclo di affreschi che ne ricopre interamente le pareti, una rara testimonianza di pittura profana tardogotica del nord Italia. I dipinti, affrescati poco dopo il 1420 dall'anonimo ?pittore della Manta?, raffigurano una teoria di eroi ed eroine e la cosiddetta ?Fontana della Giovinezza?. Nella serie dei ?Prodi e delle Eroine? i personaggi, ripresi dalla tradizione iconografica classica, ebraica e cristiana e raffigurati con preziosi abiti quattrocenteschi, si riferiscono presumibilmente a protagonisti del casato dei Saluzzo. La Fontana della Giovinezza invece rappresenta l'antico sogno dell'eterna gioventù secondo la tradizione dei romanzi francesi medioevali. La Sala delle Grottesche, facente parte dell'appartamento di rappresentanza voluto da Michelantonio nel 1560, è una testimonianza importante della cultura manierista: il soffitto dipinto esibisce stucchi, grottesche, rovine antiche, architetture del Rinascimento, temi e motivi legati alla cultura cinquecentesca dell'Italia centrale.

INFORMAZIONI E PRENOTAZIONI
Castello della Manta, Manta - Cuneo
Tel. e Fax 0175 87822 | E-mail: faimanta@fondoambiente.it

Giugno 2008

MULINO DI BARESI, RONCOBELLO - BERGAMO
Foto di M. Mazzoleni

Situato nella piccola località montana di Bàresi, in val Brembana, il fabbricato rurale in pietra risale al XVII secolo. Il mulino e il torchio della contrada Oro Dentro di Baresi, riportati oggi a un buono stato di conservazione per intervento del FAI, sono le uniche testimonianze di un glorioso passato economico e storico che ha visto riuniti in un solo edificio a più corpi, in tempi diversi, non soltanto l'attività di mugnaio e di torchiaro ma anche quella del fabbro. Nel corso del XVIII secolo, quando le miniere di ferro dell'alta Valle Brembana a nord di Carona producevano ancora discrete quantità di ferro, un'antica pesta manuale di origini medioevali, che serviva a ottenere farina in tempi precedenti a quelli del mulino azionato dall'acqua, fu trasformata per vari decenni in maglio. I prodotti erano gli strumenti di lavoro del mondo contadino, vale a dire zappe, vanghe, badili, picconi, martelli, rastrelli, falci, asce e altri simili. Il ferro da Carona scendeva a Branzi, poi a Fondra e lungo la sinistra orografica di quel ramo del Brembo a Bordogna, e infine a Baresi per mezzo di una mulattiera ancora oggi esistente. Sul finire del XVIII secolo, quando Napoleone dominò la scena mondiale con continue guerre che durarono più di vent'anni, in questo maglio si produssero anche armi da taglio come spade e pugnali. Sono una testimonianza di queste trasformazioni le varie date comprese tra il 1674 e il 1783 incise sulle strutture interne di legno o di pietra che scandiscono i tempi delle parziali ristrutturazioni. Per la sua rilevanza storica, etnografica e anche antropologica (tutta l'area, infatti, reca tracce di insediamenti abitativi risalenti all'età del bronzo), il Mulino è stato sottoposto a vincolo dal Ministero per i Beni le Attività Culturali. Nel 2003 è stato inoltre il secondo bene più votato nel censimento, bandito dal FAI, I Luoghi del Cuore.

INFORMAZIONI E PRENOTAZIONI
Mulino di Baresi, Roncobello - Bergamo
Tel. 0345 84197

Luglio 2008

ABBAZIA DI SAN FRUTTUOSO, CAMOGLI - GENOVA
Foto di G. Majno

In una profonda insenatura della costa del Promontorio di Portofino, sorge la celebre Abbazia di San Fruttuoso di Capodimonte, nell'intatto borgo marinaro omonimo. Dopo la prima frequentazione monastica, il complesso di San Fruttuoso di Capodimonte fu umile abitazione per pescatori, spesso covo di pirati, poi per secoli proprietà dei Principi Doria: un luogo assolutamente unico, dove l'opera dell'uomo si è felicemente integrata con quella della natura. Gran parte dell'attuale Abbazia risale al X-XI secolo, come ad esempio la Torre nolare, che rappresenta uno dei più antichi elementi architettonici dell'Abbazia e della Liguria. Il corpo verso il mare, con il bel loggiato a due ordini di trifore, fu invece realizzato nel XIII secolo, grazie alle donazioni della famiglia Doria. Dal livello inferiore del chiostro si accede al profondo vano a volta concesso dai monaci ai Doria come sepolcreto e dove riposano i membri della famiglia. Nei due piani del corpo abbaziale del XIII secolo il recente restauro ha rivelato le strutture romaniche più antiche. Qui è stato allestito il Museo, che raccoglie documenti della storia dell'Abbazia, del suo tempo e della vita dei monaci. Parte di questi reperti hanno varia provenienza (Liguria, Italia meridionale e mondo islamico) e sono stati rinvenuti in un deposito scoperto nell'Abbazia durante i lavori.

INFORMAZIONI E PRENOTAZIONI
Abbazia di San Fruttuoso, Camogli - Genova
Tel. e Fax 0185 772703 | E-mail: fai.sanfruttuoso@fondoambiente.it

Agosto 2008

BAIA DI IERANTO, MASSA LUBRENSE - NAPOLI
Foto di M. Jodice

Secondo Plinio il Vecchio, le mitiche sirene avevano la loro dimora al largo della splendida Baia di Ieranto, dove Ulisse le avrebbe incontrate durante il viaggio di ritorno a Itaca. Da questo luogo meraviglioso, unica insenatura intatta della penisola sorrentina, che si trova ai piedi di Punta Campanella, lo sguardo si perde in lontananza verso i faraglioni di Capri. Nel 1986 l'area, di proprietà dell'Italsider, che fino al 1945 vi aveva svolto un'attività estrattiva, pervenne in donazione al FAI perché venisse bonificata e sottratta ai pericoli di speculazione edilizia. Grazie ai complessi lavori di restauro ambientale curati dal Fondo per l'Ambiente Italiano e conclusi nel 2002, dopo decenni di abbandono e di degrado, gli olivi e la macchia mediterranea nell'entroterra sono tornati a vita nuova offrendo ai visitatori la poetica illusione di un ritorno delle sirene nel mare incontaminato della Baia. Esteso per 47 ettari nell'entroterra, il comprensorio è suddiviso in due settori distinti e contrapposti l'uno all'altro: quello roccioso e ripido concluso da Punta Campanella, e quello facente parte di un promontorio dai pendii più digradanti, che si estende dalla sommità di Montalto con la sua torre cinquecentesca, per concludersi verso il mare aperto a sud-ovest con Punta Penna. Il promontorio di Montalto si addolcisce, a metà distanza da Punta Penna, in una piana naturale, dopo la quale si trova quella creata dalla attività di cava. Il restauro dei 47 ettari donati al FAI ha richiesto, tra l'altro, un'impegnativa lotta contro le asperità della natura e il superamento delle difficoltà dovute al problematico accesso all'area, che avviene dal borgo di Nerano, attraverso un lungo sentiero.

INFORMAZIONI E PRENOTAZIONI
Baia di Ieranto, Massa Lubrense - Napoli
Tel. 335 8410253 - 330 607282

Settembre 2008

VILLA DELLA PORTA BOZZOLO, CASALZUIGNO - VARESE
Foto di G. Majno

Sorta nel Cinquecento come villa di campagna, divenne poi nobile dimora di rappresentanza. Nella prima metà del XVIII secolo fu arricchita da un imponente giardino all'italiana, tra le creazioni più maestose e armoniche di architettura verde oggi superstiti in Italia. Gli ambienti interni conservano uno dei cicli decorativi più sofisticati e unitari del Settecento lombardo (attribuibile prevalentemente alla bottega del varesino Magatti), di cui il Salone centrale e la lunga Galleria al piano nobile sono un esempio. Le pareti, le porte e le volte delle sale della Villa sono infatti riccamente affrescati con trompe l'oeil di stampo architettonico e vegetale rococò. Fiori, ghirlande, cieli azzurri in cui si rincorrono putti e sfondati paesaggistici immergono ancora oggi l'osservatore in un'atmosfera scenografica e spettacolare cara all'estetica barocca del ?meraviglioso?. Più appartato e lontano dai clamori mondani del grande giardino e delle stanze che vi si affacciano, è il locale della Biblioteca. Negli splendidi armadi a muro settecenteschi erano custodite le antiche carte della storia familiare, sociale ed economica della Villa, oltre ad importanti opere di autori italiani e stranieri. Il corpo della Villa è affiancato da interessanti rustici, fra i quali stalle, scuderie, cantine, granai ed un monumentale torchio cinquecentesco usato un tempo per la spremitura delle vinacce.

INFORMAZIONI E PRENOTAZIONI
Villa Della Porta Bozzolo, Casalzuigno - Varese
Tel. 0332 624136 | Fax 0332 624748 | E-mail: faibozzolo@fondoambiente.it

Ottobre 2008

MONASTERO DI TORBA, GORNATE OLONA - VARESE
Foto di R. Luisi

Immerso nei verdi boschi del Varesotto, ai piedi del parco archeologico di Castelseprio, il complesso monumentale di Torba è testimone di una vicenda più che millenaria. Avamposto militare del tardo impero romano, poi in mano ai Goti e ai Longobardi (con torre e cinta difensiva del secolo V e VI), Torba divenne infine sede monastica, luogo di preghiera e di lavoro di religiose benedettine. Abbandonato dalle monache nel 1453, fu successivamente adibito a cascina rurale. Tra i diversi elementi che compongono il complesso, il torrione del V-VI secolo è un importante esempio di architettura militare. I contrafforti e le murature si assottigliano salendo e traducono gradualmente il diminuire degli sforzi sopportati dalle strutture in forme architettoniche. All'interno, il primo e il secondo piano, un tempo adibiti rispettivamente a sepolcreto e oratorio, ospitano rari e importanti affreschi della fine dell'VIII secolo. L'edificio che ospitava le celle delle religiose e le sale di riunione si apre sulla corte con un portico a tre arcate, tamponato in epoca contadina per ricavarvi nuovi locali di residenza e recuperato dai restauri del 1977. La sua funzione era quella di offrire un luogo coperto per il riposo dei pellegrini o, più semplicemente, dei viaggiatori ai quali a Torba, come in quasi tutti i monasteri benedettini, veniva offerta ospitalità.

INFORMAZIONI E PRENOTAZIONI
Monastero di Torba, Torba - frazione di Gornate Olona - Varese
Tel. e Fax 0331 820301 | E-mail: faitorba@fondoambiente.it

Novembre 2008

VILLA DEL BALBIANELLO, LENNO - COMO
Foto di G. Majno

A pochi minuti in barca dal Balbiano si trova un promontorio a picco sul lago di Como, di fronte a Bellagio, dove alla fine del Settecento vi erano solo i romantici resti di una chiesina francescana. Qui il cardinale Durini realizzò, a partire dal 1787, uno splendido "luogo di delizie" dove studiare e dissertare di lettere e arti con pochi selezionati amici. Accolti dal motto Fay ce que voudras (fa ciò che vuoi), inciso sul pavimento del portico aperto sul porticciolo, gli ospiti salivano alla Villa da una ripida scaletta a picco sul lago, ed è così che ancora oggi i visitatori entrano al "Balbianello": l'accesso via acqua è tuttora quello principale. Salendo fino alla loggia, costruzione voluta dal cardinal Durini nel luogo centrale della punta, si può ammirare il paesaggio del lago in tutta la sua maestosità: da un lato si apre sul cuore del Lario, la Tremezzina, mentre dall'altro lo sguardo si rivolge verso l'Isola Comacina. Negli ambienti posti simmetricamente ai due lati del porticato (la Biblioteca e la stanza della musica, oggi Cartografo) si narra che Giuseppe Parini abbia composto l'ode "La gratitudine", dedicata al cardinale. L'interno della Villa si presenta nella veste conferitagli dall'ultimo proprietario, l'imprenditore ed esploratore Guido Monzino. Nelle sale si possono ammirare una ricca collezione d'arte cinese, africana e precolombiana, mobili del Settecento inglese e francese e un piccolo museo che raccoglie documenti e cimeli delle spedizioni di Monzino.

INFORMAZIONI E PRENOTAZIONI
Villa del Balbianello, Lenno - Como
Tel. 0344 56110 | Fax 0344 55575 | E-mail: faibalbianello@fondoambiente.it

Dicembre 2008

CASTELLO DI AVIO, SABBIONARA DI AVIO - TRENTO
Foto di F. Rudari

Tra i più suggestivi castelli del Trentino, il complesso appare adagiato lungo il pendio di una delle colline che circondano Sabbionara. Protetto alle spalle dalla catena del Monte Baldo, il Castello domina la bassa Val Lagarina, percorsa dal fiume Adige. La poderosa cinta muraria, le cinque torri e la casa delle guardie si susseguono assecondando i dislivelli del terreno fino a raggiungere il Palazzo baronale e l'imponente mastio, posti alla sommità del declivio. Ospiti illustri si sono avvicendati tra le mura di questo maniero: dal re longobardo Autari, con la consorte Teodolinda, agli imperatori Carlo V e Massimiliano d'Asburgo. Data la posizione strategica, fin dai tempi più remoti il luogo fu preposto come avamposto difensivo della valle. Il primo nucleo del complesso fortilizio, ?il mastio?, risalente al XII secolo fu prima completato da una cinta fortificata (il castello superiore) e successivamente dalla più ampia cinta meridionale (il castello inferiore). Percorrendo una stradina selciata che si snoda tra il verde dei vigneti, si raggiungono le mura del Castello che ancora oggi conservano testimonianza della tormentata storia del complesso reso, attraverso varie modifiche nei secoli, sempre più una fortezza inespugnabile alle incursioni nemiche.

INFORMAZIONI E PRENOTAZIONI
Castello di Avio, Sabbionara di Avio - Trento
Tel. e fax 0464 684453 | E-mail: faiavio@fondoambiente.it

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